La definizione di notizia che vi racconterò in questo post è quella per anni abbiamo riferito agli editori di siti di notizie che chiedevano spiegazioni sul perché il loro sito web non veniva inserito nella piattaforma di Google News.
La definizione di notizia che proverò a spiegare per me resta la definizione migliore, la più elegante e chiara. Lo scopo è di permettere di distinguere con facilità cosa si può intendere come notizia, e cosa invece come opinione, articolo divulgativo, editoriale, e tutto ciò che proprio notizia non è.
La definizione di “notizia“
Diversi anni fa ero a San Francisco a cena con un gruppo di amici. Per tutto il giorno avevamo lavorato ad una serie di aggiornamenti della piattaforma di News Google. Durante la serata chiesi la definizione di notizia alla responsabile della community di Google News. In poche parole mi rispose:
Si intende notizia un fatto accaduto recentemente e raccontato tempestivamente in modo originale.
Una vecchia definizione che poi ripetevamo in sede di assistenza a coloro che chiedevano spiegazioni sul perché il loro sito veniva rifiutato: perché non proponeva notizie ma articoli di diverso tipo.
Veniamo più specificamente alla definizione sopra data.
Alla base della notizia c’è l’accadimento di un fatto.
Notizia è innanzitutto un fatto. Un accadimento di qualsiasi tipo che si è verificato in un certo momento. Tizio ha ucciso Caio, Sempronio ha firmato un accordo internazionale ecc. Insomma ci deve essere il fatto. Senza il fatto non ci può essere notizia.
Ciò che riporta la notizia è sostanzialmente un fatto. Non un pensiero ma la esternazione del pensiero in una certa conferenza stampa. Non una opinione di chi scrive o dell’opinionista di supporto che arricchiscono in fatto anche di elementi che non sono fatti proprio per nulla ma che servono ad orientare l’opinione pubblica.
Il fatto è un incidente, un accidente, un evento, un qualcosa che è accaduto.
Gli elementi del fatto sono un chi (Es. Tizio), il protagonista del fatto; il cosa (ha ucciso Caio), il fatto vero e proprio, ciò che è successo; il come (con arma da fuoco) la modalità di svolgimento del fatto; il quando (stamattina), l’individuazione temporale dell’accadimento. Quinto e ultimo elemento sembra necessario ma non sempre in realtà lo è: il perché. Spesso si ci può infatti trovare a raccontare un fatto senza conoscerne il movente che magari arriverà alla conoscenza del pubblico solo dopo una confessione che potrà anche non arrivare in breve tempo, o non arrivare per niente. La mancanza del perché non inficia la completezza della notizia. Ma ne riparleremo più avanti.
Il fatto deve essere accaduto recentemente.
La notizia è tale se il fatto è accaduto recentemente.
Uno dei miti storici del giornalismo è sempre stato quello di dare una notizia per prima. Accade un omicidio, arriva qualche giornalista avvisato dalle forze dell’ordine, con lui un foto reporter (altri tempi) e in poche battute lanciano tramite agenzia stampa l’evento. (ES. ANSA – CAIO UCCISO DA TIZIO CON ARMA DA FUOCO STAMATTINA.; oppure INGV- TERREMOTO MAGNITUDO 3.7 ZONA L’AQUILA OGGI POMERIGGIO ALLE 15.17).
In realtà il concetto di “recente” vale anche se la notizia viene data in stampa il giorno successivo. Un fatto che accade oggi arriverà in edicola domani.
Certamente non è notizia un fatto che è accaduto una settimana fa di cui già passata dalle agenzie e della quali i giornali ne hanno scritto nell’edizione serale o il mattino successivo.
Dunque, per essere ancora più chiari, un post su un blog che parla dei “10 consigli per dimagrire” non è una notizia. Magari è un buon articolo divulgativo, magari una buona pubblicità ad un centro estetico mascherata da notizia (publiredazionale) ma non è una notizia.
La notizia è fatto raccontato
A meno che non sei testimone diretto del fatto, vieni a conoscenza dell’accaduto solo attraverso il racconto di chi quel fatto lo scrive: il giornalista.
Anche lui non è testimone diretto di un fatto (o quasi mai) ma è un professionista preparato a rilevare gli elementi certi della notizia e a raccontarli in un certo modo.
Oltre a riportare gli elementi chiave, il giornalista intervenuto sul posto può rilevare altri elementi, testimonianze di vicini che possono aiutare ad individuare più precisamente l’ora del crimine, dichiarazioni degli agenti di polizia e dei soccorritori intervenuti sul posto e tanto altro che di solito possono bastare per scrivere un primo “pezzo” abbastanza completo.
Un bravo giornalista però si ferma su questi elementi. Non ipotizza sulla base del nulla, semmai riporta ipotesi di fonti accreditate (es polizia).
Ad esempio: “Stamattina Tizio ha sparato Caio con più colpi di arma da fuoco. Secondo la testimonianza di un vicino di casa i colpi sparati sarebbero tre e sarebbero stati esplosi intorno alle 10.30. Sul posto sono intervenuti immediatamente gli agenti del locale commissariato di polizia e i soccorritori del 118 che dop oaver tentato diverse manovre di rianimazione non hanno potuto fare altro che constatare la morte dell’uomo. Sul posto è intervenuto anche il magistrato che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Secondo la polizia, l’assassino sarebbe un uomo di 30 anni già conosciuto alle forze dell’ordine (cioè aveva precedenti). La sua identificazione si è resa possibile grazie alle telecamere esterne del negozio attiguo che hanno ripreso l’intera scena e le cui immagini sono state acquisite in mattinata dagli investigatori.”
Nota bene: in questa fase non sappiamo di solito il “perché” ma spesso e volentieri le testate giornalistiche iniziano a fare delle ipotesi e si va già oltre la notizia: si usa spesso la parola “probabilmente”, “secondo quello che si dice” e altro di simile che di fatto non ha ancora nulla di accertato. Peggio ancora è il caso dei giornalisti che propongono ipotesi partendo dai post trovati sui social: “Probabilmente era un camorrista” e magari il ragazzo su Facebook stava solo imitando una scena della sua serie TV preferita.
Il racconto della notizia deve essere tempestivo
La notizia va riportata (raccontata) nei tempi strettamente necessari a che sia ancora considerata “calda”. Non c’è un tempo definito. Tutto dipende dal tempo di preparazione del “pezzo”, dal tempo di diffusione attraverso un certo mezzo (il web è più veloce della carta stampata).
Inoltre può accadere che la notizia può avere un riverbero per giorni o addirittura mesi e integrarsi con altre notizie collegate: la notizia di un terremoto può avere più aggiornamenti per nuove scosse di assestamento, per l’aggiornamento di un bilancio di vittime che cresce giorno dopo giorno.
Ci sono poi le notizie nelle notizie, storie nelle storie che sono subracconti che si legano al racconto principale: l’attacco all’ospedale mediate missile è notizia principale a cui si lega dopo qualche giorno la “storia” della paziente ferita. Spesso le subnotizie non sono notizie vere e proprie: i fatto è sempre lo stesso, ciò che cambia è la visuale che viene sviluppata da chi racconta (ad esempio le storie di singoli drammi familiari che soffrono a causa dell’evento. )
Il racconto della notizia deve essere originale.
Questo è un punto determinante per Google e anche per il lettore che spesso si trova a confrontare più fonti per avere un quadro più preciso del fatto accaduto (e anche delle relative opinioni).
L’originalità del racconto permette di avere una visione della notizia che si lega alla posizione e alle scelte editoriali. Ad esempio: la dichiarazione di un politico “virgolettata” può avere un racconto diverso a seconda che il giornale che la pubblica sia vicino ad una o l’altra parte politica.
Tuttavia non facciamo l’errore di considerare l’originalità con la posizione editoriale. Due giornali dello stesso editore un tempo raccontavano la notizia in modo diverso e originale perché c’erano due giornalisti diversi che la raccontavano attingendo per esempio a qualche fonte diversa a parte quelle ufficiali.
Il perché
Il “perché” è l’unico elemento della notizia che può essere differito o addirittura assente. Un movente di un omicidio potrebbe venire alla luce soltanto dopo anni di indagine nel corso di un processo.
Il perché di una pandemia potrebbe essere addirittura assente dal racconto e dal relativo dibattito che preferisce spostare l’attenzione al perché ci sono sacche di persone che non accettano le decisioni del governo relative per esempio all’adesione all’obbligo vaccinale.
Ci sono fatti della storia che non hanno mai avuto un perché o si reggono in piedi con dei “perché” accademicamente ufficiali che si sgretolano con il passare del tempo e con la scoperta di nuovi documenti che mettono in discussione quanto fin’ora assunto per altamente probabile.
Donato Paolino
Ciao, sono Donato Paolino. Benvenuto nel mio Blog. Sono laureato in Giurisprudenza e mi occupo di consulenza in Digital Marketing.
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