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Povertà. Condizione in cui si trova chi ha scarse risorse necessarie per la sua sussistenza.

Un tema che nel terzo millennio fa rabbrividire solo parlarne. Un termine che sarebbe dovuto essere abolito dopo millenni di cosiddetta “civiltà umana”.

L’ultimo secolo che abbiamo alle spalle è stato caratterizzato dalle maggiori innovazioni tecnologiche ma si parla purtroppo ancora di povertà.

Una seria riflessione sul tema sulla povertà non può esulare da questo blog perché è certo che fin quando vi siano condizioni come quelle riassunte di seguito, non potremmo mai parlare di  una evoluzione (o “transizione” se vi piace di più)  economica e sociale decente.

Una evoluzione di cui mi voglio sentire parte, per ora purtroppo in maniera solitaria, che miri ad un disegno di società ben diversa da quella che viviamo.

Ma partiamo proprio dal capire il tema sulla povertà.

Dati Istat sulla povertà in Italia nel 2020

Secono le stime definitive Istat pubblicate a giugno 2020, la povertà in Italia riguarda oltre due milioni di famiglie in uno stato di povertà assoluta (con un’incidenza pari al7,7%), per un totale dioltre5,6milioni di individui (9,4%),in significativo aumento rispetto al 2019 quando l’incidenza erapari, rispettivamente, al 6,4% e al 7,7%.

 

Dati Istat povertà in Italia nel 2019

Secondo i dati Istat 2019 sulla povertà, la povertà in Italia riguarda “1,7 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta in Italia con una incidenza pari al 6,4% (7,0% nel 2018), per un numero complessivo di quasi 4,6 milioni di individui (7,7% del totale, 8,4% nel 2018).”

L’Istat fa notare inoltre che per la prima volta dopo quattro anni si sono ridotti sia il numero, sia le quote di famiglie in povertà assoluta “pur rimanendo su livelli molto superiori a quelli precedenti la crisi del 2008-2009.”

“Stabile – prosegue l’Istat nel suo comunicato – il numero di famiglie in condizioni di povertà relativa: nel 2019 sono poco meno di 3 milioni (11,4%) cui corrispondono 8,8 milioni di persone (14,7% del totale).”

Per chi vuole approfondire, qui il link al report completo dell’Istat sulla povertà nel 2019 (pdf).

Ma cerchiamo di capire bene i due concetti di povertà assoluta e povertà relativa

Povertà assoluta

Povertà assoluta è la condizione in cui si trova chi non ha i mezzi per provvedere al suo normale sostentamento.

La soglia di povertà assoluta è decisa dalle istituzioni che calcolano gli standard di reddito, consumi e dotazioni sotto il cui limite si può parlare di povertà assoluta.

Sulla base di questi standard si calcola, per esempio, che nel 2019 vivono in povertà assoluta le famiglie con minori (tre componenti, due da 18 ai 59 anni e un minore) con un reddito mensile inferiore a 1.295,51 euro se la famiglia vive al Nord in un comune con meno di 50 mila abitanti, 1.209,58 euro se vive al Centro Italia e 1.026,51 euro se vive al Sud.

Sulla base di questi numeri si scopre per esempio che nel 2019 nel Nord-Ovest d’Italia si sono registrate oltre 1000 persone povere, oltre 760 nel Nord-Est, oltre 660 nel Centro e quasi 1500 persone al sud. A questi si aggiungono 619 poveri assoluti residenti nelle Isole.

L’Istat rivela che “Nel 2020, l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%, da 8,6%),ma la crescita più ampia si registra nel Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019.Tale dinamica fa sì che,se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e nel Mezzogiorno (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno,con una differenza invalore assoluto di 167mila famiglie. Anche in termini di individui è il Nord a registrare il peggioramento più marcato,con l’incidenza di povertà assoluta che passa dal 6,8% al 9,3% (10,1% nel Nordovest, 8,2% nel Nordest).

Sono così oltre 2 milioni 500 mila i poveri assoluti residenti nelle regioni del Nord (45,6% del totale, distribuiti nel 63% al Nordoveste nel 37% nel Nordest) contro 2 milioni 259 mila nel Mezzogiorno(40,3% del totale, di cui il 72% al Sud e il 28% nelle Isole). In quest’ultima ripartizione l’incidenza di povertà individuale sale all11,1% (11,7% nel Sud, 9,8% nelle Isole) dal 10,1% del 2019; nel Centro è pari invece al 6,6% (dal 5,6% del 2019).

Ancora più triste è il dato sui minori in povertà assoluta.

Nel 2020, la povertà assoluta in Italia colpisce 1 milione 337 mila minori (13,5%,rispetto al 9,4% degli individui a livello nazionale).

“L’incidenza varia dal9,5% del Centro al14,5% del Mezzogiorno. Rispetto al 2019 le condizioni dei minori peggiorano a livello nazionale(da 11,4% a 13,5%) e in particolare al Nord (da 10,7% a 14,4%)e nel Centro (da 7,2%a 9,5%). Disaggregando per età, l’incidenza si conferma più elevata nelle classi 713 anni (14,2%) e 1417anni(13,9%, in aumento) rispetto alle classi 46anni (12,8%)e 03 anni (12,0%, in crescita rispetto al 2019).

Le famiglie con minori in povertà assoluta sono oltre 767mila, con un’incidenza dell’11,9% (9,7%nel 2019).

La maggiore criticità di queste famiglie emergeanche in termini di intensità della povertà con un valore pari al 21,0% contro il 18,7% del dato generale.

Oltre a essere più spesso povere, le famiglie con minori sono anche in condizioni di disagio più marcato. Nel sotto insieme delle famiglie povere con minori, le famiglie di altra tipologia, ossia quelle famiglie dove frequentemente convivono più nuclei familiari, presentano i valori più elevati dell’incidenza (21,5%). L’incidenza di povertà assoluta, inoltre, per questo sottoinsieme,aumenta al crescere del numero di figli minori presenti in famiglia (6,9% per le coppie con un figliominore, 11,3% per quelle con due figli minorie 19,8% per le coppie con tre o più figli minori) ed è elevata tra le famiglie monogenitore con minori (14,0%). Le coppie con un figlio minore sono le sole a far registrare una crescita significativa dell’incidenza rispetto al 2019.

L’incidenza della povertà tra le famiglie con minori varia molto a seconda della condizione lavorativa e della posizione nella professione della persona di riferimento: 9,4% se occupata (15,8%nel caso di operaio)e 22,3% se non occupata(29,1% se è in cerca di occupazione). La cittadinanza ha un ruolo importante nel determinare la condizione socioeconomica della famiglia. È in condizione di povertà assoluta l’8,6% delle famiglie con minori composte solamente da italiani (in crescita rispetto allo scorso anno )e il 28,6% delle famiglie con minori composte solo da stranieri. L’incidenza di povertà assoluta per le famiglie con minori è più elevata nelle aree metropolitane, sia nei comuni centro di area metropolitana (13,7%), sia nei comuni più piccoli fino a 50 mila abitanti (11,5%) dove, rispetto al 2019 (9,4%) si registra un peggioramento.Nei comuni periferia dell’area metropolitana e nei comuni oltre i 50mila abitanti è pari, infine, all’ 11,8%”

Povertà minori: Situazione peggiore rispetto al 2019

“Nel 2019, la povertà assoluta in Italia colpisce 1 milione 137mila minori (11,4% rispetto al 7,7% degli individui a livello nazionale; 12,6% nel 2018). L’incidenza varia dal 7,2% del Centro al 14,8% del Mezzogiorno. Rispetto al 2018 le condizioni dei minori migliorano sia a livello nazionale sia al Centro (da 10,1% a 7,2%).

Disaggregando per età, l’incidenza si conferma più elevata nelle classi 7-13 anni (12,9%) e 4-6 anni (11,7%) rispetto alle classi 0-3 anni (9,7%) e 14-17 anni (10,5%), quest’ultima in particolare miglioramento rispetto all’anno precedente (12,9%)” spiega l’Istat che precisa: “La maggiore criticità per le famiglie con minori emerge anche in termini di intensità della povertà, con un valore pari al 23,0% contro il 20,3% del dato generale. Oltre a essere più spesso povere, le famiglie con minori sono anche in condizioni di disagio più marcato.”

Povertà relativa

A differenza della povertà assoluta, la povertà relativa attiene all’impossibilità di fruire di beni o servizi in rapporto al reddito pro capite medio di un determinato Paese.

La linea di povertà relativa viene dunque costruita attraverso indicatori statistici della distribuzione del reddito in una nazione.

Per semplificare il povero relativo ha un reddito che gli permette di poter comprare beni e servizi per il suo sostentamento minimo accettabile ma si tratta di un reddito che si abbassa rispetto ai redditi medi italiani e probabilmente ha sempre più difficoltà ad usufruire di tutte le possibilità e i servizi disponibili.

Il dato sulla povertà relativa dunque pone maggiormente l’accento sulla disuguaglianza tra gruppi sociali, sulle differenze tra ricchi e poveri, o tra sempre più ricchi e sempre più poveri.

Ebbene l’Istat rileva che “Nel 2019 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono stimate pari a poco meno di 3 milioni (11,4%), per un totale di oltre 8,8 milioni di individui (14,7%). Rispetto al 2018, la situazione è sostanzialmente stabile in tutte le ripartizioni: nel Nord l’incidenza si attesta a 6,8% con valori simili sia nel Nord-ovest sia nel Nord-est (rispettivamente 6,7% e 6,9%) mentre è pari a 21,1% nel Mezzogiorno.”

Povertà relativa (fonte Istat)
Povertà relativa (fonte Istat)

L’incidenza del Covid-19 sulle condizioni di povertà in Italia nel 2020

A porre l’attenzione sull’incidenza della pandemia da Sars-Cov II (Covid19) è il Centro Studi di Unimpresa, associazione nazionale di piccole imprese, secondo il quale nel 2020 i nuclei familiari definiti poveri hanno superato, per la prima volta negli ultimi anni, quota 2 milioni, in crescita del 20% rispetto al 2019, quando erano 1 milione e 674mila.

Nelle regioni del Nord Italia quasi un milione di nuclei familiari in povertà, da 726.000 a 944.000 (+218.000). Aumenti anche al Centro (+21,5%), con una crescita di 52mila nuclei familiari in più, e al Sud (+9%), con una salita di 64mila famiglie.

Il presidente Unimpresa, Giovanna Ferrara, alla luce dei dati sulla povertà in tempo di pandemia ha dichiarato:

«Il governo sostiene che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dagli oltre 200 miliardi di euro del Recovery Fund, possa dare la necessaria spinta alla nostra economia. Noi pensiamo che molto di più andava fatto nei mesi scorsi e temiamo che, al termine del blocco dei licenziamenti, ci troveremo di fronte a una emorragia di posti di lavoro impossibile da arginare. Senza prospettive e certezze, del resto, le aziende del nostro Paese non possono pagare stipendi accumulando perdite»  (Giovanna Ferrara, Presidente di Unimpresa)

 

I dati di Unimpresa confermano in qualche modo le stime preliminari Istat per la povertà nel 2020 (pubblicate nel marzo 2021) secondo le quali la povertà assoluta torna a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005.

Le stime preliminari del 2020 indicano valori dell’incidenza di povertà assoluta in crescita sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%, +335mila), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%, oltre 1 milione in più) che si attestano a 5,6 milioni.

Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Pertanto, secondo le stime preliminari del 2020 la povertà assoluta raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005 (ossia da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore). ( Istat)

Sintesi di un fallimento

E’ evidente, a mio giudizio, che parlare costantemente di povertà ancora nei primi anni 2000 è un controsenso.

La rivoluzione industriale ottocentesca prometteva benessere per tutti. Il successivo concetto di libero mercato prometteva opportunità di ricchezza per tutti.

Ad oggi il bilancio è semplice: poche persone sono ricche, la stragrande maggioranza delle persone sono povere.

Secondo il Rapporto Oxfam 2019 in Italia nel 2018 ”il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale.”

Questo è semplicemente il bilancio di questo “progresso” che a dirla tutta non mi piace.


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