C’era una volta in un Paese lontano, una grande tavola di legno massiccio al centro di una stanza grande e luminosa di un vecchio castello. Su di essa erano adagiate cento pepite d’oro, una a fianco dell’altra, enormi, splendenti sotto la luce che filtrava dalle  grandi finestre. Di fronte alla tavola c’erano cento persone, uomini e donne, ognuna con il desiderio di prendere la propria pepita e vivere senza problemi economici.

Una sola pepita d’oro, infatti, avrebbe permesso ad una persona di vivere nella massima agiatezza per il resto della propria vita.

In una situazione normale, ognuno avrebbe preso una pepita, soddisfatto del proprio destino, e tutti avrebbero vissuto felicemente, senza preoccupazioni e in pace. Ma evidentemente in questa storia la Signora Normalità non aveva fatto ancora il suo ingresso nella grande sala.

Il primo della fila, un uomo furbo e senza scrupoli, si mosse velocemente e con mani rapide raccolse ben novantanove pepite facendole cadere in un sacco. Aveva lasciato una sola pepita d’oro sul tavolo. Gli altri novantanove rimasero sbigottiti, increduli di fronte a tale ingordigia.

L’ingordo si aspettava di vedere gli altri 99 lottare tra loro per l’unica pepita rimasta, strappandosela con rabbia e disperazione, mentre il furbo accumulatore se sarebbe stato in disparte a ridere soddisfatto della sua astuzia di non aver preso tutte e cento le pepite ma di averne lasciata una sul tavolo. 

Se le avesse prese tutte e cento – pensò – gli altri 99 si sarebbero subito avventati contro di lui con conseguenze alquanto dolorose.

Eppure i 99 reagirono in un altro modo.

Infatti uno dei novantanove si fece avanti e guardò negli occhi gli altri compagni, leggendo in essi la stessa indignazione e il desiderio di giustizia. Un passo alla volta, tutti e 99 si avvicinarono all’uomo che aveva sottratto le pepite.

Non con odio, non con violenza, ma con decisione. Erano 99 contro 1. Non c’era nemmeno lontanamente bisogno di essere violenti. Il furbone non aveva scelta. Lo presero a braccetto, gli parlarono gentilmente ma con fermezza e gli chiesero conto delle sue azioni.

Il furbastro, deluso, vedendosi circondato da tutti gli altri che, evidentemente, non l’avrebbero lasciato andare, comprese che non aveva scelta. Se voleva salvarsi, sapeva che c’era una sola cosa da fare. Così, con mani tremanti e le lacrime agli occhi, aprì il suo sacco e riversò sul tavolo tutte le pepite d’oro che aveva preso ingiustamente.

Gli altri novantanove si guardarono tra loro e risero soddisfatti. Però nessuno voleva vendetta, nessuno voleva vendicarsi dell’approfittatore. Ognuno prese una pepita d’oro e tutti insieme decisero di lasciarne una per l’uomo che aveva cercato di ingannarli. “Anche tu hai diritto a vivere felice, nonostante il vile gesto“, dissero con voce calma.

E così, con una giusta distribuzione della ricchezza, tutti vissero felici e contenti.